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Intervista a Dario Franceschini - «Aziende, finanziate l`arte con art bonus"

Franceschini: «Nel 2015 raccolti 57 milioni. Ma dalle imprese voglio maggiore impegno, chi è in utile ha il dovere di dare una mano»
«Aziende, finanziate l'arte); Intervista Franceschini: l'Art bonus funziona, ma non c'è la cultura della donazioì «L'impresa m utile ha il dovere di partecipare alla tutela del patrimonio» G, ROSSI e PIOI •Alle pagine 2 LA GRANDE BELLEZZA IL RILANCIO DELLA CULTURA Ð ministro: Art bonus, si può dare di più Franceschini: «Nel 2015 raccolti 57 milioni. Ma dalle imprese voglio di GIOVANNI ROSSI ROMA ALTRI 300 milioni di euro per 241 interventi in tutte le regioni d'Italia. Il ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo approva il programma triennale di investimenti 2016-2018. «E la conferma di quanto la cultura sia tornata al centro della politica nazionale. Dall'arte all'archeologia, dalle biblioteche agli archivi, dai musei alle eccellenze del restauro, non c'è settore dei beni culturali che non stia ricevendo un impulso significativo in termini economici e politici da questo governo», afferma il ministro Dario Franceschini. Ministro, lo Stato investe a pioggia e il sistema culturale ringrazia. Ma la meritocrazia dov'è? «Sui 300 milioni stanziati, 45 saranno assegnati in tré anni secondo un meccanismo premiale degli enti che riescono a reperire fondi e donazioni». Bilancio dell'Art bonus 2015? «Cinquantasette milioni donati al sistema culturale da 1427 soggetti, privati o imprese. Tutti mecenati che avranno diritto al bonus fiscale del 65% ora diventato permanente. Un risultato che giudico strepitoso perché ottenuto in assenza di specifica campagna promozionale. L'abbiamo appena avviata ora che finalmente esiste certezza fiscale per chi vorrà contri- maggiore impegno, chi è in utile ha il dovere di dare una man buire alla tutela e al sostegno del nostro straordinario sistema culturale». Per l'Italia puntare sulla cultura è una scelta o una necessità? «E un'opportunità alla quale non possiamo sottrarci. Il mondo pensa all'Italia come al Paese della Grande Bellezza, al nostro scrigno inimitabile di tesori: arte, città storiche, paesaggi, teatro lirico, ma anche design, moda, cinema, enogastronomia. Il nostro stile di vita di cui siamo orgogliosi riflette le potenzialità uniche di questo Paese. Questo governo, dopo anni di tagli, ha ripreso a investire sulla cultura e sull'arte proprio perché la sfida va vinta». Con quale budget e quali azioni? «Credevano scherzassi quando, al mio insediamento, dissi che ero alla guida del ministero economico più importante, quello che può dare la spinta. Per tutelare i beni culturali italiani un budget effettivo probabilmente non esiste, ma quello assegnato al Mibact nel 2016 con 2 miliardi di euro e un aumento del 27% delle risorse riflette la determinazione del governo nel tener fede alle promesse». Il settore ci crede? «Che stiamo facendo sul serio lo di- mostra anzitutto la riforma avviata - e da completare - del sistema museale e delle soprintendenze. Ora nelle principali gallerie ci sono direttori scelti con selezione intemazionale, statuti da rispettare, bilanci e obiettivi. Poi ci sarà l'ingresso di energie fresche e preziose al Mibact: saranno in pianta organica a tempo indeterminato 500 operatori specializzati tra architetti, archeologi, bibliotecari, archivisti, restauratori, antropologi. E l'età inedia del personale, che oggi è di 59 anni, si abbasserà. Perché non puntiamo solo sui grandi monumenti, ma anche sulle eccellenze di sistema: come l'Istituto centrale del restauro o l'Opifìcio delle pietre dure». Il resto del mondo non si ferma ad applaudire. «Investiremo anche nell'industria culturale contemporanea, un settore che non possiamo dimenticare. Altre nazioni, che non hanno storia, ne hanno fatto il loro business. Anche noi ci impegneremo. Il 20 gennaio alla Triennale di Milano sarà presentata la ricerca commissionata dalla Siae sull'impatto economico dell'industria culturale e creativa in epoca digitale. Leggerete dati sorprendenti. Del resto, se in Italia sono tornate le grandi produzioni intemazionali cinemato- grafiche stile 007, è grazie a norme sul tax credit finalmente competitive». Teatri
e fondazioni lirico-sinfoniche sono molto gelosi di tradizioni e competenze. Ci sono spazi di razionalizzazione? «Solo nella gestione. Per le 14 fondazioni lirico-sinfoniche spendiamo 180 milioni, la metà dell'intero Fondo unico per lo spettacolo. Di più non possiamo fare». L'Art bonus ha smosso il sistema . Il Paese le sembra pronto per un mecenatismo largo e profondo? «La coooperazione fra pubblico e privato può crescere e crescerà». Si aspetta più impegno dai privati o dalle imprese? «Dalle imprese, ma solo in termini finanziari. E la cultura della donazione e della filantropia a dover fare un salto di qualità. Un'impresa in utile ha il dovere di partecipare alla tutela artistica del Paese. Al tempo stesso i singoli cittadini e le comunità locali debbono vivere con maggior forza l'identificazione con la storia delle proprie città. L'Art bonus consente al donatore una verifica diretta su assegnazioni e lavori. E trasparenza reale, effettiva». Interventi di successo? «La Fontana di Trevi grazie a Fendi. O l'impegno di Unicredit per l'Arena di Verona. Senza dimenticare, prima dell'Art Bonus, Tod's al Colosseo. Al tempo stesso voglio citare l'operaio di Jesi che ha donato 2.196 euro per restaurare S'i scudi cantonali del Palazzo delSignoria nella sua città. Un vero esempio. Non a caso lo abbiamo premiato». Prossima sfida? «La Domus Aurea. Il finanziamento programmato è di 13 milioni, ma ne serviranno almeno altrettanti. Sono stanze e ambienti davvero di grande impatto. Quando il sito sarà visitabile, il mondo resterà a bocca aperta». Stanziati altri 300 milioni di euro per 241 interventi in tutte le regioni d'Italia «Miglior museo italiano» Vince il Madre di Napoli Per la rivista e sito web 'Artribune' la classifica 2015 dei musei italiani vede al primo posto il 'Madre' di Napoli, museo di arte contemporanea Fondi a 125 istituti culturali Roma e Firenze Le più foraggiate Nel 2015 hanno ricevuto complessivamente contributi 125 istituti e fondazioni culturali: 35 sono di Roma, 16 di Firenze, 8 di Milano, 8 di Napoli, 8 di Torino, 5 di Venezia e di Bologna Come funziona la legge Chi effettua erogazioni liberali ¡n denaro per il sostegno della cultura, potrà godere di importanti benefici fiscali (Art bonusl sotto forma di credito d'imposta (65 per centol. Gli interventi devono riguardare manutenzione. protezione e restauro di beni culturali pubblici; sostegno di istituti e luoghi della cultura (musei, biblioteche Contributi e fondazioni politiche Al Granisci 220mila euro nel 2015 L'Istituto Gramsci è quello che ha ricevuto più contributi nel 2015 con 190mila euro a Roma e 30mila in Emilia Romagna. Con 220mila euro guida anche la classifica delle fondazioni politiche Le erogazioni oltre lOOmila euro Chi sono i mecenati? Le erogazioni liberali maggiori di ÞÎò³²à euro sono arrivate da Alfa Wassermann, Banca popolare di Bergamo, Brembo, Compagnia di San Paolo, Ente cassa di risparmio di Firenze, Fondazione cassa di risparmio di Lucca, di Saluzzo, di Bologna, Ima, Iren, ¡tema, Manifatture sigaro toscano, Sacbo, San Pellegrino, Siad Cinema, scoi per chi inves II tax credit-cred d'imposta prevec compensare deh fiscali (1res, Irap, Irpef, Iva, contrib previdenziali e assicurativi) col credito maturato a seguito di un investimento nel settore cinematografico. destinatari: impr di produzione e distribuzione cinematografica, esercenti ^ cinematogra . 
 
Fonte: QUOTIDIANO NAZIONALE - 5/01/16
Idea Grafica di Giorgio Papallo.